Barbaresco Docg

Franco Ziliani
Franco Ziliani

17.2.2012. Nella cornice di Corte Frassino a Villadose (RO), una barchessa ottocentesca, già nota come Corte dei conti Perocco, il giornalista milanese freelance Franco Ziliani, noto per la sua schiettezza di critico dei vini,  ha accompagnato una serata di degustazioni di alcuni BARBARESCO DOCG da lui stesso selezionati. Il Barbaresco é uno dei grandi vini italiani, prodotto da uve NEBBIOLO, coltivate esclusivamente  nei comuni di Barbaresco, Neive, Treiso e nella frazione “San Rocco” del comune di Alba in provincia di Cuneo.

Il nome Barbaresco prende il nome dall’omonimo paese, bagnato dal Tanaro: paese che affonda le sue radici ai tempi dei Romani (Barbaritium o Barbarica silva). E’ stato tuttavia grazie al prof. Domizio Cavazza, mitico direttore della Scuola Enologica di Alba, che alla fine del 1800 si é dato il via alla valorizzazione del Barbaresco. Circa quarant’anni prima Camillo Benso di Cavour, i Savoia e la Marchesa Falletti denominarono Barolo il vino che ottenevano dal Nebbiolo coltivato nei pressi della città di Alba. Il Barbaresco è ottenuto unicamente dalle uve Nebbiolo delle sottovarietà “Michet“, “Lampia” e “Rosè“, seguendo un preciso disciplinare (DPR 23 aprile 1966, G.U. 14.6.1966 n. 145; DPR3 ottobre 1980). In epoca contemporanea il grande lancio del Barbaresco avviene con due mitici produttori della zona, Giovanni Gaja e Bruno Giacosa che diedero al Barbaresco respiro internazionale. Vennero quindi ad affermarsi i crü migliori: Asili, Gallina, Montefico, Montestefano, Pajoré e Rabajà.

L’invecchiamento di legge per il Barbaresco é di almeno due anni, dal 10 gennaio successivo alla vendemmia, uno dei quali trascorso in botti di legno di rovere o di castagno. Il Barbaresco, sottoposto a un periodo di invecchiamento non inferiore a quattro anni, può fregiarsi della specificazione “Riserva” (G.U. 3/09/1981 n. 242). Il disciplinare prevede una resa di 80 q/ha, una resa massima dell’uva dell’85%, una gradazione alcolica minima complessiva 12,5%, un’ acidità totale minima 5 per mille e un estratto secco minimo  23 g/l.

Il Nebbiolo è un’uva che esprime il meglio di sé solo laddove ha la sua collocazione storica: in ambienti selezionati da caratteristiche pedologiche e microclimatiche del tutto “speciali”. Oltre ad essere il grande vitigno storico del Piemonte, il Nebbiolo si alleva altresì in alcune zone della Sardegna, in circa 80 ettari, con produzioni quindi relativamente piccole (Igt Colli del Limbara-Sassari); in Valle d’Aosta (dove viene chiamato il Picoutener) per le Doc Donnas e Arnad-Montjovet. Nella Valtellina, il Nebbiolo è la Chiavennasca, quindi lo si trova in piccole realtà del bresciano (es. Ronco di Mompiano) e utilizzato in uvaggio nel Franciacorta rosso (Nebbiolo: 15-25%; Cabernet franc: 40-50%; Barbera: 20-30%; Merlot: 10-15%: G.U. 21/04/1984, n 112).


E’ il Piemonte che comunque rimane la patria del Nebbiolo: lo si trova in purezza nel Barolo, Barbaresco, Carema, Canavese, Nebbiolo d’Alba, Langhe, mentre in uvaggio lo troviamo in Colli Tortonesi, Boca, Bramaterra, Fara, Monferrato, Colline Saluzzesi, Pinerolese, Roero, Verduno Pelaverga; come Spanna entra nelle denominazioni Ghemme, Sizzano, Lessona,  e infine in purezza o in uvaggio (85-100%) in Colline Novaresi, Coste della Sesia,  Gattinara.

Infine ritroviamo il Nebbiolo, sebbene in quantità limitate, nell’ America meridionale dove la quantità penalizza fortemente la qualità, diversamente da quanto avviene in California dove può raggiunge risultati davvero interessanti….e non c’è da stupirsi!

La caratteristica del Nebbiolo è il suo tannino che è la nota portante, la vera spina dorsale del vino, che vibra dall’asperità all’eleganza del velluto, e che va calibrato con scienza e coscienza. L’altra importante caratteristica é l’ acidità (freschezza).

Il Barbaresco non ha un’esplosione antocianica, ma si profonde in un rosso rubino contenuto e  avvincente, che migra verso il granato-aranciato con una considerevole mineralità. GUAI a bestemmiare che il Barbaresco è il fratello minore del Barolo: sono due autentiche meraviglie con caratteri diversi: vini che vanno degustati con la testa più che con la pancia, con conoscenza e passione.

Il Barbaresco viene prodotto su 700 ha di terreni vitati per dare circa 5 milioni di bottiglie, mentre il Nebbiolo si alleva in1800 ha con 11 milioni di bottiglie.

Oggi, accanto ai produttori “tradizionalisti” del Barbaresco, che continuano ben radicati le loro pratiche enologiche di sempre con macerazioni lunghe di 20-25 giorni e invecchiamento in botti almeno da 30 hl, troviamo anche i “modernisti” che preferiscono le macerazioni brevi di ca. 5 giorni (dicono per non estrarre tannini amari) e barriques con tempi di scambio d’ossigeno più veloci, diversi, come diversi sono i legni usati di rovere  di  Slavonia o francesi di  Allier, dove provenienza, artigianalità e caratteristiche fanno delle differenze.

Il Barbaresco, con la sua naturale eleganza, va bevuto con pazienza e intelligenza, dopo almeno tre anni di attesa dalla vendemmia. I profumi sono esplosivi e complessi: fruttati ed eterei che ricordano il lampone, il geranio, la tipica viola mammola, e la confettura di piccoli frutti rossi, e poi il pepe, la cannella e la noce moscata, e ancora il fieno e il legno che non devono disturbare, la nocciola tostata, la vaniglia e l’anice. E ancora il tabacco, la polvere da sparo, il cacao-cioccolato con tonalità ed espressioni che vanno esplorate in ciascuna bottiglia come un unicum! Vino per il cervello dunque.

La degustazione.

1. Barbaresco Tre Stelle 2008 dell’azienda Cascina delle Rose.

via Rio Sordo, 58, 12050 Barbaresco Cuneo (CN) ‎

L’ azienda di 3,5 ha é collocata a sud in una posizione ottimale. I vigneti hanno 30-40 anni. Le macerazioni sono lunghe e le botti da 20 hl sono di rovere di Slavonia. Il prodotto è un  ottimo esempio di rapporto prezzo/qualità.  Il colore è quello tipico, rosso rubino con tendenze al granato poco carico. Al naso: il profumo ci dà subito conto che siamo davanti ad un vino speciale…diverso: è complesso, fine, elegante, caldo, ma anche fresco, con note di lampone e ribes, e se pazientiamo un po’, ecco il cioccolato e il cacao, ma anche le note del bosco, del cuoio e del tabacco tipiche di un buon affinamento. In bocca: si parte subito col tannino giovane che frusta la lingua, ma che  ha tuttavia una sua eleganza e una buona persistenza; è terroso e minerale, di piacevole freschezza. Lasciamolo riposare un po’ nel bicchiere per riprenderlo più tardi…la musica non è finita.

2. Vigna Santo Stefano 2008 dell’azienda Castello di Neive

Castello di Neive, Az. Agricola Italo Stupino, via Castelborgo, 1-Neive (CN)

L’azienda possiede 60 ha nel comune di Neive, di cui 26 destinati alla coltivazione di uve.  Il vigneto S. Stefano è di ca. 7 ha, orientato a Sud- Sud – Ovest, con 3500 piante per ha. Il vigneto occupa una posizione spettacolare che crea stupore. La macerazione dura una ventina di giorni e per l’invecchiamento-affinamento vengono usate botti di rovere di Allier da 35 hl che tendono a dare un vino più morbido che attenua la tannicità con garbo tra i 24 e i 36 mesi; con qualche annata particolarmente interessante viene prodotto il “Riserva”. Al naso: si avverte la presenza gradevole e preponderante del cioccolato, del caffè e del legno che non disturba; dopo una certa apertura arriva la mineralità della grafite e un leggero affumicato. In bocca: tannino “dolce” e levigato di buona profondità: più suadente che aggressivo, che tuttavia avrebbe bisogno di un po’ di tempo in più per esprimersi al meglio. Non sfugge infine un certo carattere di docilità terrosa.

3. Barbaresco 2008 Castello di Verduno

Azienda Castello di Verduno, via Umberto I, 9- 12060 Verduno (CN)

Le vigne di proprietà dell’azienda sono in quel di Verduno e Barbaresco. Il  vino proviene da una selezione di uve provenienti dalle sottozone Rabajà bass e Faset: un vino elegante e di buona struttura che dà il meglio di sé con un sapiente invecchiamento. Nelle grandi annate e con le migliori uve viene prodotta un limitatissima “Riserva”. I vigneti sono degli anni ’70 e si trovano a 300 m s.l.m.; la vinificazione tradizionale  avviene in 25-30 giorni di macerazione in tini all’aperto e steccatura del cappello con successivi, almeno, 24 mesi in botte. Il colore che si ottiene è importante. Al naso: elegante, fine, intenso con sentori di ribes, tabacco dolce e cuoio, note aromatiche e di erbe balsamiche di buona intensità; buona la sapidità, caldo, di buona freschezza e con una delicatezza che ricorda il cacao-cioccolato. In bocca: ottimo equilibrio con tannicità elegante di carattere vellutato che si espande progressivamente con una buona persistenza; ritorna la polvere di cacao avvertita al naso. Col tempo sarà straordinario e di perfetto equilibrio.

4. Barbaresco Rabajà 2008 

Az. Agr. Giuseppe Cortese, strada Rabaja, 80, Barbaresco (CN) 

Il Barbaresco nasce da 4 ha di vigneto nella sottozona Rabaja in esposizione ideale sud-sud-ovest. Prodotto in circa 20.000 bottiglie dopo 18 mesi in botti di rovere di Slavonia e rovere francese di capacità tra i 17 e i 25 hl e con 6 mesi di affinamento in bottiglia. Nelle annate migliori da uve selezionate provenienti da vigneti storici viene prodotto un “Riserva” di 6000 bottiglie. Al naso: il vino ha un carattere “selvatico”, un po’ chiuso; il fruttato è meno importante rispetto alle note di selvaggina; discreta mineralità e sentori di polvere da sparo. In bocca: colpisce il tannino che dev’ essere ammorbidito per ridurre un’evidente aggressività; è comunque un vino di razza  che ha tuttavia bisogno di tempo come un fondista per giungere vincitore al traguardo!


5. Barbaresco Martinenga 2008

Az.Agr. Martinenga, strada della stazione, 21 – 12050 Barbaresco (CN)

Le Tenute dell’azienda agricola sono di proprietà della famiglia dei Marchesi di Grésy dal 1797. Nel 1973  nasce la cantina vitivinicola per volontà di Alberto di Grésy. I vigneti si trovano tra le Langhe e il Monferrato. Le Aziende agricole vitate sono quattro: Martinenga nel cuore del comune di Barbaresco, Monte Aribaldo nel comune di Treiso in provincia di Cuneo, La Serra e Monte Colombo nel comune di Cassine in provincia di Alessandria.

Qui il vino è un distillato di storia enologica! I vitigni della Martinenga (la terra del dio Marte) , quasi 7 ha, crescono su terreni marnosi con esposizione Sud-sud-ovest a 280 m. s.l.m., dove “Bacco ama la collina”.

Le tecniche enologiche, pur piantate nella storia secolare, guardano verso il futuro. La macerazione a cappello emerso dura dagli 8 ai 10 giorni, mentre a cappello sommerso tra i  5 e i 10 giorni. Fermentazione alcolica e malolattica avvengono a temperatura controllata. Il vino subisce un breve passaggio in barrique e quindi un affinamento per 12 mesi in botti di rovere di Slavonia e quindi in bottiglia per altri 12 mesi. Garantita un’onorabile maturità che può arrivare anche a ¼ di secolo. Al naso: si avverte al primo impatto il sentore floreale della rosa e l’eleganza aromatica con sfumature pulite e delicate. In bocca: il tannino è classico e docile che piace anche quando è giovane, certo il legno ha aiutato a raggiungere un buon equilibrio seppure senza grandi slanci, ma l’intensità e la freschezza sono buone.

6. Barbaresco Pajorè 2008

RIZZI Azienda Vitivinicola – Località Rizzi , 15 12050 Treiso (CN)

L’azienda possiede 35 ha dei quali  tre per il Barbaresco nelle tipologie: Rizzi, Boito e il Nervo “Fondetta”. Il Barbaresco Pajorè nasce dalle uve prodotte nel crü omonimo uno tra i più rinomati di Langa. La vigna è situata a circa 300 m s.l.m., una quota ideale  in una splendida posizione a Sud costituita da terreni marnosi molto poveri. Dalle informazioni fornite dall’azienda ricaviamo che la vendemmia avviene manualmente tra la prima o seconda decade di ottobre, con possibili  piccole variazioni a seconda dell’andamento climatico. La fermentazione e la macerazione avvengono per 18-20 giorni in vasche d’acciaio a temperature controllate senza mai oltrepassare i 30° C; a seguire c’é  la fermentazione malolattica per circa un mese. L’affinamento avviene in botti di rovere di Slavonia da 30 hl per 12-18 mesi, e poi un passaggio in vasche di cemento e acciaio per altri 12 mesi per concludere con l’affinamento in bottiglia. La commercializzazione avviene a 3 anni dalla vendemmia. L’azienda lavora molto bene e le sue uve sono davvero contese. Il Pajoré è l’ultima acquisizione dell’azienda, al confine con i crü Roncaglie e Montaribaldi del comune di Barbaresco. I vitigni raggiungono anche i 60 anni, delle vere “vielle vigne”. Al naso: il vino esprime da subito la sua eleganza nelle note di cioccolato, lampone, ribes, una spolverata di cipria, sfumature di erbe aromatiche, pepe e ginepro che assommano grande finezza. In bocca: la partenza è ottima, ma poi c’è quasi una pausa, che poi riparte quasi a chiudere una parentesi per far notare il tannino di buona presenza che non disturba per la sua sfericità ed equilibrio. In bocca ci si aspettava forse qualcosa in più.

7. Barbaresco 2007, 

Azienda Produttori del Barbaresco, Via Torino, 54-12050 Barbaresco (CN)

La “Cantina Sociale dei Produttori del Barbaresco” fu fondata nel 1958 ed è una delle più prestigiose cantine della zona. Il 1894, è una data storica per Barbaresco, in quell’anno, infatti, Domizio Cavazza, preside della Regia Scuola Enologica di Alba e residente a Barbaresco dove aveva acquistato il Castello e l’annessa azienda agricola, creò le “Cantine Sociali di Barbaresco” per la “produzione di vini di lusso e da pasto”. La Cantina Sociale originaria venne chiusa in epoca fascista. Poi, nel 1958, superate le difficoltà del dopoguerra, Don Fiorino parroco di Barbaresco, rifacendosi alla tradizione, riunì diciannove agricoltori e fondò la “Produttori del Barbaresco” per “la qualifica e garanzia del Barbaresco”. Oggi, la cooperativa conta 56 membri con circa 100 ettari di vigneti a Nebbiolo pari a circa 1/6  dell’intera zona di origine e vinifica esclusivamente uve Nebbiolo controllando con le sue vigne gran parte dei crü storici della zona. Il terreno è argilloso, ricco di calcare, con varie percentuali di calcio e vene di sabbia più o meno estese; la vendemmia é sempre qualche giorno anticipata rispetto a quella per il Barolo. Tutta la raccolta è manuale. L’esposizione al sole è a Sud, Sud-Ovest e Sud-Est. La vendemmia avviene manualmente e in piccole ceste, nelle prime tre settimane di Ottobre, a seconda dell’andamento climatico. La vinificazione avviene in acciaio a temperatura controllata, che non supera mai i 30°C, per 15-24 giorni a seconda dell’annata, e con frequenti rimontaggi. Dopo la svinatura il vino rimane in vasca fino a settembre dell’anno successivo per poi invecchiare in legno per 1-2 anni. Prima della commercializzazione c’é l’ affinamento in bottiglia per circa sei mesi. il Barbaresco è “pronto” per essere bevuto dopo 4-8 anni e può invecchiare affinandosi dagli  8 ai 30 anni. Se questo non è carattere! Il vino della cooperativa è venduto in tutto il mondo; si presenta con un colore rosso rubino intenso, specie se paragonato ai precedenti, fatto per piacere subito! Al naso: é fine ed elegante con una buona complessità ed equilibrio con sentori di fruttato, speziato, magari senza grandissima profondità; si avverte il classico sentore di viola e di fiori secchi. In bocca: é  di corpo con una buona eleganza, anche se non prorompente; al palato è soffice, polveroso, cremoso e di grande freschezza.

Conclusione. Questa sera, alle inutili parole che spesso scorrono copiose in molte  degustazioni alle quali ho partecipato, é prevalsa invece la pacatezza e la competenza della nostra “guida” che ha dato di sé buona prova di saper comunicare le emozioni di un grandissimo vino!

La serata è stata organizzata dal delegato AIS di Rovigo Dante Brancaleoni e collaboratori. A tutti i complimenti più vivi.

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