Il Bursôn Longanesi IGP

Siamo intorno agli anni ’50 del secolo scorso in quel di Boncellino, una frazione del comune di Bagnacavallo (RA), e  presso un roccolo di caccia dov’era solito recarsi, Antonio Longanesi, appassionato cacciatore, nota da qualche tempo una vite “selvatica” avvolgersi attorno ad una quercia.

Ad Antonio, classe 1927, davanti ad un fatto apparentemente banale e al disinteresse generale non sfugge che la vite oltre a non marcire attrae ghiotti uccellini. Antonio decide allora di recuperare quella vite che i locali presto chiamano uva Bursona o del Bursôn dal soprannome della famiglia di Antonio e di coltivarla dopo averla fatta innestare dal fratello Pietro.

Appena possibile, con la caparbietà che lo distingue, Antonio comincia a vinificare l’uva di quella vite misteriosa e sorprendentemente ottiene un vino gradevole, di gusto antico, con una buona gradazione alcolica intorno ai 14 gradi, cosa insolita per i vini della piana romagnola. Il vino comincia a circolare… e piace urbi et orbi.

L’uva  giunge all’università di Bologna, dove viene apprezzata tanto che alcuni studenti intorno agli anni ’70 per alcuni anni riescono a farsi dare dai Longanesi alcuni quintali di uva “a gratis” per degli approfondimenti. Nel frattempo cresceva l’interesse per un vino che aveva qualcosa di insolito, qualcosa di speciale. Nonostante quindi un certo scetticismo anche da parte di alcuni “sapienti” il Bursôn cominciava ad affermarsi in una preziosa nicchia di estimatori superando il mero uso del taglio per rinforzare vini “deboli”.

01_bigOggi il Bursôn é un prodotto apprezzato e consolidato sebbene snobbato dalla stragrande maggioranza delle guide di settore. Il vino Bursôn, dopo i riconoscimenti formali dell’ ampelografia ufficiale, dal 2000 segue un preciso disciplinare tutelato e promosso dal Consorzio “Il Bagnacavallo” che ne propone due versioni: l’ etichetta blu: min. 6 mesi in barrique e tit. alc. min. 12,5%; e l’ etichetta nera con invecchiamento min. di 20 mesi in tonneaux o barrique, tit. alc. min. 14%.

Il vino  ha un colore rosso intenso tra il rubino e il granato con riflessi violacei; al naso, si avvertono sentori di frutti di bosco, ma anche di cacao e liquirizia che sfumano in note balsamiche; in bocca é morbido,  molto fresco, caldo, con una tannicità importante e una buona struttura con un affondo leggermente amarognolo. Percepibili la frutta matura, la ciliegia, le note speziate di vaniglia e altro ancora.

Il Bursôn non é un vino facile specie in un periodo in cui sembrano imperversare la moda della morbidezza. Per gustarlo al meglio vale la pena abbinarlo con piatti ben strutturati  strutturati di carne, di selvaggina, se non con formaggi stagionati che reggano l’impatto. Che dire per concludere! Per uscire dalla “normalità” non resta che degustare il Bursôn, magari nei luoghi dove viene coltivata l’uva Longanesi, per una immersione salutare nella cultura  del generoso terroir romagnolo che oltre al vino e al cibo non si fa  mancare proprio nulla.

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