Flora della Valle Millecampi

di Giovanni Caniglia

Casone delle Sacche
Casone delle Sacche

Nella Laguna di Venezia si incunea un lembo della provincia di Padova che appartiene al comune di Codevigo: è la valle Millecampi.

Essa, con un’ estensione di 1608 ettari, si colloca nel settore centrale della laguna sud ed è costituita da un vasto specchio d’acqua, circondato da terreni lagunari; confina a ovest con Valle Morosina e Valle Ghebo storto e a est con Valle dei Sette morti e altre valli minori.

I terreni lagunari, noti con il nome di “barene“, sono dei piatti isolotti argillosi che vengono sommersi durante le alte maree di maggiore ampiezza, quelle di sizigie, ossia quando sole e luna trovandosi in opposizione o congiunzione esercitano la maggiore attrazione per la marea. Le barene devono il loro nome al termine “baro” che vuole dire cespuglio, infatti questi terreni sono ricoperti da un fitto manto vegetale formato in prevalenza da bassi e densi cespugli.

Le barene che delimitano la Valle Millecampi presentano varchi ed aperture verso la laguna con le caratteristiche di una valle semiarginata, così definita secondo le classiche tipologie lagunari, e in contatto con essa mediante i canali dei Sette Morti, Acque Negre, e altri canali minori.

Gli apporti di acqua dolce dall’entroterra sono limitati alle acque dei canali Cavaizza, Scirocchetto, Novissimo e all’idrovora Fogolana, in località Conche. L’ambiente vallivo, pur presentando aspetti generali di buona “naturalità”, ha subito, soprattutto in passato, forti alterazioni per renderlo produttivo e gestibile. Nonostante questi interventi ne abbiano sconvolto l’originaria morfologia, le caratteristiche dei suoli, semisommersi e pregni di sali, sono rimaste pressoché immutate e rappresentano un fattore di forte selettività nei confronti della flora. Questa è infatti costituita da specie che in varia misura sopportano la presenza del sale, sviluppando differenti strategie adattative.

Il valligiano Gianni Pozzato
Il valligiano Gianni Pozzato

Oltre alle barene, che rappresentano gli ambienti terrestri più caratteristici delle lagune venete, sono presenti anche altri aspetti della morfologia lagunare, quali i “ghebi“, sorta di contorti e ramificati canali che solcano la superficie della barena favorendo il flusso e il riflusso della marea, le “velme“, bassi fondali melmosi che emergono durante la bassa marea e infine anche i terreni più rilevati sui quali è possibile camminare agevolmente perché non vengono mai sommersi dalla marea e sui quali si sviluppa una flora analoga a quella che ritroviamo nell’entroterra. L’elevata salinità del suolo condiziona il popolamento sia vegetale che animale; la barena ospita una vegetazione alofila, ossia costituita da specie particolarmente adattate a vivere su suoli pregni di sale e pertanto inospitali per la stragrande maggioranza delle piante. La maggioranza delle piante per compiere le normali funzioni vitali necessita di acqua con basso contenuto salino. Solo poche specie, le “alofite” (piante “alofile”), sono invece specializzate a sopportare acqua con elevate concentrazioni saline. Esse hanno sviluppato strategie adattative che consentono loro di espellere o di impedire l’ingresso di ioni, oppure di accumulare acqua nei loro tessuti (“parenchimi” acquiferi) assumendo così un aspetto rigonfio, simile a quello delle piante “grasse” o, dette più correttamente, “succulente”. Alcune alofite posseggono radici poco permeabili al sale e, grazie alla presenza di sostanze osmoticamente attive riescono ugualmente ad assorbire acqua, ma non l’accumulano nelle cellule. Altre infine eliminano il sale in continuazione e così appaiono ricoperte da sottili incrostazioni saline.

Le “alofite”, pur essendo una sparuta minoranza tra le piante, presentano una distribuzione geografica abbastanza ampia in quanto nella loro diffusione sono condizionate in massima parte dalle caratteristiche chimiche dell’ambiente in cui vivono, piuttosto che da altri fattori ecologici. Così la flora alofila delle lagune atlantiche non differisce di molto da quelle delle regioni mediterranee.

Tra le alofite, alcune sono piante erbacee che vivono completamente sommerse formando così praterie sottomarine, come le formazioni a Zostera marina, Z. noltii e a Cymodocea nodosa, frequenti nel bacino sud della laguna di Venezia, ma la maggioranza di queste sono terrestri e affondano i loro apparati radicali su terreni pregni di sale delle barene. Anche se sulla superficie della barena il fitto manto vegetale sembra formare una copertura piuttosto uniforme, in realtà la differente salinità, derivante dalle lievissime e quasi impercettibili differenze altimetriche della superficie del suolo, porta allo sviluppo di un mosaico di popolamenti vegetali assai affini tra loro. Si tratta di comunità vegetali formate da piante che, pur con differenti strategie fisiologiche, sono in grado di sopportare la presenza di elevate concentrazioni di sale nell’acqua circolante nel terreno. Tra queste ricordiamo le più comuni alofite perenni presenti nel territorio che sono: Puccinellia palustris, Sarcocornia fruticosa (= Arthrocnemum fruticosum), Halimione portulacoides, Limonium narbonense (= L. vulgare), Aster tripolium e poche altre specie.

La composizione floristica di questi popolamenti è piuttosto povera in quanto a numero di specie, ma la loro fisionomia può differenziarsi per la dominanza di una di esse sulle altre; tuttavia, da una analisi di dettaglio, possono emergere delle diversità floristiche che consentono di individuare diversità reali legate alla presenza di particolari fattori ecologici.

Nelle pozze salmastre poco profonde, con scarso ricambio e spesso anche con forti escursioni di salinità tra l’estate arida e l’inverno piovoso, che spesso si formano nelle zone più interne della barena, non è raro osservare popolamenti a Ruppia. Si tratta di piante con sottili fusti allungati e ramificati e con foglie dotate di una caratteristica guaina più o meno rigonfia. In realtà le ruppie che vivono nelle paludi salmastre appartengono a due specie distinte: Ruppia maritima e R. cirrhosa, molto simili tra loro e difficili da identificare con certezza.

I popolamenti a Ruppia pur essendo tendenzialmente monospecifici frequentemente ospitano macroalghe appartenenti per lo più al genere Enteromorpha e Chaetomorpha, formando così una comunità denominata Chaetomorpho-Ruppietum. La macroalghe costituiscono un’altra presenza, talora un po’ invadente nell’ambiente lagunare e il loro proliferare, che coincide con la presenza abbondante di nutrienti e con l’aumento della temperatura, può portare anche a gravi fenomeni di anossia a danno della fauna.

Gli aspetti più interessanti della flora e della vegetazione dell’ambiente lagunare e vallivo si ritrovano sui terreni prossimi agli specchi acquei e alle velme. Questi terreni sono più o meno pregni di acqua salata oppure, quando sono asciutti, risultano screpolati in superficie con caratteristiche forme poligonali e arricchiti in sale che cristallizza sulla superficie del suolo. In ogni caso questi terreni differenziano una miriade di micro ambienti nei quali solo alcune specie, particolarmente specializzate, riescono a colonizzarli e a formare delle comunità omogenee.

Più l’ambiente è selettivo, minore è il numero delle specie in grado colonizzarlo, così le comunità formate da specie pioniere sono in realtà delle vegetazioni monospecifiche. Al contrario un ambiente meno selettivo sarà in grado di ospitare un numero maggiore di specie che, aggregandosi in maniera omogenea, formeranno delle vegetazioni più complesse.

Sui i bordi della barena che degradano con una lieve pendenza verso zone più profonde possono svilupparsi alcune tra le vegetazioni più caratteristiche degli ambienti “alini”: i salicornieti. E’ necessario però dare alcune informazioni generali su queste comunità vegetali che formano degli habitat particolarmente favorevoli alla presenza di uccelli limicoli.

Le salicornie sono piante erbacee succulente annuali, che completano tutto il loro sviluppo nell’arco temporale di un anno; dalla germinazione del seme fino alla fioritura e fruttificazione cui segue poi la morte della pianta.

Esistono diverse specie di “salicornie” non sempre facilmente riconoscibili tra loro; alcune come Salicornia veneta, specie endemica dell’alto Adriatico, e S. europaea, più ampiamente diffusa, presentano un portamento generalmente eretto e colonizzano fanghi per lo più appena sommersi dall’acqua, mentre lungo le screpolature umide, ad andamento poligonale, che ritroviamo sui terreni argillosi posti in una posizione più arretrata rispetto allo specchio lacustre, sono presenti altre salicornie a portamento più prostrato e che generalmente si colorano con toni rossastri in autunno, come Salicornia patula.

Talora, in posizione più rilevata, alle salicornie si associano anche altre specie alo-nitrofile come Suaeda maritima, e Salsola soda, formando così una comunità che colonizza gli aridi terreni argillosi “esopercolativi”.

Tamerice (Tamarix L.)
Tamerice (Tamarix L.)

Se invece il bordo della barena forma un dente abbastanza netto verso lo specchio lagunare, è possibile lo sviluppo di una vegetazione erbacea perenne a Spartina maritima che, a guisa di una una “cintura”, orla i bordi dei canali e dei ghebi. Mano a mano che ci si allontana dal bordo lacustre e ci si dirige verso la zona più interna della barena le caratteristiche aline del suolo si fanno sempre meno marcate e, a seconda del luogo ove ci si trova diventano sempre più determinanti le caratteristiche fitoclimatiche e ambientali. Tuttavia per un buon tratto le caratteristiche pedologiche sono ancora improntate a una discreta salinità; le piante che vi si sviluppano sono ancora schiettamente alofile e, nella formazione del popolamento vegetale il loro numero tende ad aumentare. Vengono così a prendere corpo gli artrocnemeti. Si tratta di vegetazioni alofile perenni che costituiscono l’ossatura della barena. Essi sono formati da specie sia arbustive che erbacee che possono formare un manto vegetale, solitamente molto fitto, ma anche talora alquanto discontinuo e con ampi spazi scoperti.

Le specie che entrano nella formazione degli artrocnemeti sono al massimo una ventina e tra esse ricordiamo Sarcocornia fruticosa (=Arthrocnemum fruticosum), Sarcocornia perennis (=Arthrocnemum perennis) e Arthrocnemum macrostachyum (=A. glaucum). Queste sono specie proprie di ambienti asciutti, ma con un’elevata percentuale di sale nel suolo. Si distinguono dalle salicornie in senso stretto, con le quali erano un tempo raggruppate, perché sono piante perenni e tutte ad habitus arbustivo. Recentemente sono state inoltre ulteriormente suddivise nel genere Sarcocornia e nel genere Arthrocnemum.

Altre specie abbastanza frequenti che si rinvengono negli artrocnemeti sono Puccinellia palustris, Juncus maritimus, Halimione portulacoides, Suaeda vera, Aster tripolium, Limonium narbonense (=L. serotinum), Limonium sp. pl.

Quando la salinità nel suolo diminuisce, l’ambiente diventa meno selettivo e Il numero delle specie che formano il popolamento diventa progressivamente maggiore. Si può inoltre osservare che alcune di esse diventano dominanti rispetto ad altre. Vengono così a differenziarsi all’interno della stessa comunità vegetale numerose facies e varianti.

Le cause che portano a queste variazioni sul tema sono normalmente da ricondurre alla presenza di micro ambienti che diversificano il substrato, così le comunità con significativa presenza di Juncus maritimus o Juncus subulatus rivelano la presenza di depressioni del terreno periodicamente inondate da acqua salmastra oppure l’influenza di acqua freatica soggiacente, mentre lievi rialzi del suolo possono evidenziare una variante leggermente nitrofila ad Artemisia coerulescens (santonico).

Se il substrato è spesso inondato o comunque con ristagno di acqua, Puccinellia palustris e Juncus maritimus sono le specie più frequenti e caratterizzanti questi ambienti; anche questi popolamenti presentano molte varianti nella composizione floristica, tali da evidenziarne differenti tipologie che rispecchiano sempre le caratteristiche ambientali. Tra le specie che consentono di identificarne le principali tipologie ricordiamo Carex extensa, Inula crithmoides, Plantago crassifolia, Schoenus nigricans e Juncus litoralis.

Lungo i corsi d’acqua che immettono acqua dolce nello specchio lacustre della Valle Millecampi la salinità è piuttosto bassa e si ha la comparsa di una vegetazione che, sebbene schiettamente igrofila, persiste nell’intorno ove la salinità rimane abbastanza contenuta.

La cannuccia di palude (Phragmites australis) è uno degli elementi igrofili che con maggior frequenza possiamo ritrovare ad orlare questi canali di immissione di acqua dolce, ma a seconda delle varie situazioni che si creano nelle zone di margine possiamo ritrovare anche altre specie a carattere “anfotero” come esempio Bolboschoenus maritimus, Scirpus sp. pl., Cyperus sp. pl.

Dove invece i suoli sono piuttosto rilevati e le caratteristiche ecologiche sono simili a quelle dell’entroterra, si ha la comparsa di una vegetazione non dissimile da quella che possiamo ritrovare più all’interno; compaiono specie arbustive ed arboree sia isolate che raggruppate a formare siepi o boscaglie.