Viaggiare in camper lungo le coste irlandesi significa attraversare paesaggi che cambiano di continuo: prati verdi che si tuffano nell’oceano, porticcioli punteggiati di barche colorate, scogliere spazzate dal vento. In questo scenario, uno dei piatti che meglio racconta il legame tra la gente e il mare è la seafood chowder, la zuppa cremosa di pesce e frutti di mare servita in quasi ogni pub e ristorante del Paese.
Durante un viaggio in camper di qualche anno fa, ho avuto occasione di provarla in un piccolo pub di Dingle. L’aria serale che soffiava dall’oceano era fresca e pungente, e rifugiarsi all’interno del locale fu un sollievo. Quando mi portarono la scodella fumante di chowder, la prima cucchiaiata fu una rivelazione: densa, profumata, ricca di sapore di mare. A completare l’esperienza, accanto al piatto arrivò anche una pinta di Guinness, la compagna perfetta: la cremosità della stout irlandese esaltava il gusto intenso della zuppa, creando un equilibrio sorprendente. Non era solo un pasto, era un ritratto autentico dell’Irlanda.
Origini e varianti nel mondo
Il termine chowder sembra derivare dal francese “chaudière”, il pentolone in cui i pescatori bretoni cucinavano zuppe di mare. Da lì la tradizione si diffuse sulle coste inglesi e, con il tempo, anche in Irlanda, trovando una casa accogliente in un Paese che ha sempre avuto con l’oceano un rapporto viscerale.
Quella che oggi chiamiamo seafood chowder non è però una ricetta unica e immutabile: ogni porto, ogni famiglia e ogni cuoco hanno aggiunto negli anni il proprio tocco personale. In Irlanda prevale la versione cremosa, ricca di panna e latte, che avvolge il pesce fresco e i frutti di mare locali. Spostandosi in Inghilterra, soprattutto in Cornovaglia, si trovano versioni più leggere, spesso profumate di sidro o di birra. Oltre la Manica, in Francia, la chowder richiama le zuppe bretoni e normanne, arricchite da pomodoro ed erbe aromatiche.
Il viaggio della ricetta non si è fermato lì: con le migrazioni è approdata in Nord America, dove è diventata un’icona della cucina del New England. Lì la zuppa ha preso corpo in una versione bianca e corposa, a base di vongole e patate, mentre a Manhattan si è tinta di rosso grazie al pomodoro, assumendo un carattere più deciso e acidulo. Anche lungo le coste canadesi, soprattutto nelle province atlantiche, la chowder ha trovato nuove interpretazioni, spesso impreziosite dall’aragosta.
Raccontare la chowder, quindi, significa raccontare un viaggio: dalle coste bretoni a quelle irlandesi, fino all’America, sempre con lo stesso filo conduttore — la volontà di trasformare i doni del mare in un piatto caldo, conviviale e rassicurante.
Dal pub irlandese a casa nostra
Rientrati a casa, quel sapore continuava a inseguirci. Così mia moglie Fiorella ha deciso di provare a ricreare la chowder nella nostra cucina. Il risultato è stato sorprendente: al primo assaggio ci siamo ritrovati catapultati di nuovo in quel piccolo pub affacciato sull’oceano. Un segno che la magia dell’Irlanda può davvero rivivere anche a tavola, se si ha voglia di sperimentare.
Portare a casa la seafood chowder significa riportare con sé un pezzo d’Irlanda. Non serve molto: qualche pesce fresco, molluschi a piacere e ingredienti semplici che, insieme, sanno trasformarsi in magia.
Si comincia con il profumo di verdure soffritte: cipolla, carota, sedano e una patata a cubetti che, sciogliendosi nel burro caldo, regalano la base morbida e avvolgente della zuppa. A quel punto arriva la farina, che lega il tutto in una crema vellutata pronta ad accogliere il brodo di pesce, versato lentamente come a scandire il ritmo del mare.
Quando le verdure sono tenere, è il momento del cuore della ricetta: il latte e la panna, che danno alla chowder la sua inconfondibile cremosità. Poi, come accade nei pub irlandesi, si aggiunge il pescato del giorno: merluzzo, salmone, gamberi, cozze, o qualunque tesoro si sia trovato al mercato. Bastano pochi minuti di cottura perché i sapori del mare si intreccino con quelli della terra, e la zuppa prenda vita.
Un po’ di sale, pepe nero appena macinato, una foglia d’alloro da togliere all’ultimo e una spolverata di prezzemolo fresco: la chowder è pronta. Servila calda, con una fetta di soda bread o di pane nero per raccoglierne ogni cucchiaio. E se vuoi davvero ritrovarti sulle coste d’Irlanda, non dimenticare di accompagnarla con una pinta di Guinness: insieme creano quell’armonia di gusto che sa di viaggio, di mare e di convivialità.
Ingredienti (per 4 persone):
- 400 g di pesce misto (merluzzo, salmone, gamberi, cozze)
- 1 cipolla
- 1 carota
- 1 gambo di sedano
- 1 patata media
- 30 g di burro
- 2 cucchiai di farina
- 500 ml di brodo di pesce
- 200 ml di latte intero
- 100 ml di panna fresca
- 1 foglia di alloro
- Prezzemolo fresco, sale e pepe
Servire con pane nero o soda bread, e — per restare fedeli all’Irlanda — una pinta di Guinness. In Irlanda infatti la seafood chowder si accompagna spesso a una pinta di birra stout (come Guinness o Murphy’s) o a una ale ambrata. Chi preferisce il vino può optare per un bianco minerale, come un Sauvignon Blanc.