Donazione berengariana 5 maggio 897

(A. Gloria, Codice Diplomatico Padovano, Venezia 1877) – Traduzione della prof. Maria Donata Baldi

 

NAONE – CORDENONS – 5 MAGGIO 897, BERENGARIO RE DONA A PIETRO SUO
ARCICANCELLIERE E VESCOVO DI PADOVA LA CORTE DI SACCO.

(Autografo dell’Archivio Capitolare di Padova, T.I, Privilegi N.3)
 

In nome di nostro Signore Gesù Cristo Dio eterno.
Berengario, re con il favore della divina clemenza riflettendo con assidua attenzione dell’animo ed esaminando con incessante meditazione per quale grazia e per quali meriti siamo stati condotti alla sommità regale, non avendo trovato nulla che suffragasse la ricompensa, ma essendo stato proprio di un dono divino che è grande, per la salvezza e per il bene dell’anima abbiamo esaminato a fondo se le chiese di Dio e i luoghi sacri fossero stati aiutati e rafforzati dai nostri sussidi.
Per questo lo zelo di tutti i fedeli della santa chiesa di Dio e del nostro tempo presente e futuro verrà a sapere che il reverendissimo Pietro, diletto fedele e nostro arcicancelliere ha chiesto caldamente alla clemenza della nostra Serenità fino a qual punto riteniamo conveniente, con uno scritto del nostro ordine, concedere perpetuamente in diritto proprietario una certa corte di proprietà del nostro regno (la quale è chiamata Sacco ed è situata presso territori marittimi ed estesa nel contado di Treviso) dal nostro palazzo all’episcopato della santa chiesa Patavina costruito in onore della santa madre di Dio, la Vergine Maria, e di santa Giustina martire, nel quale si riconosce ci sia a capo Pietro stesso venerabile vescovo, per amore di Dio onnipotente e per il bene della nostra anima e per la prosperità del nostro regno conferitoci da Dio.
Acconsentendo alle degne e giuste richieste di costui, doniamo la suddetta corte che è chiamata Sacco, situata presso territori marittimi ed estesa nel contado di Treviso, dal tesoro del nostro palazzo con tutti i suoi beni mobili e immobili che si possono dire e citare, giustamente e legalmente di pertinenza e spettanti alla medesima corte insieme con case, cortili, aie, campi, prati, pascoli, selve, boschi di salici e seminagioni, acque e corsi d’acque, molini, peschiere, placiti, giurisdizioni, censi, redditi e tutti gli oggetti e cose giustamente e legalmente pertinenti e spettanti a detta corte.
La doniamo con questo scritto del nostro ordine all’episcopato della santa chiesa Patavina costruito in onore della Santa Vergine Maria e della beata martire Giustina con mente devota e fidente devozione, la concediamo e doniamo in diritto proprietario e da nostra proprietà e dominio la trasmettiamo in tutto e per tutto a proprietà e dominio della medesima chiesa e la accordiamo di nostra volontà, perché il Vescovo l’abbia, la tenga, la possieda o faccia qualsiasi cosa preveda sia meglio fare per l’utilità della predetta chiesa di Dio, senza alcuna opposizione o minorazione da parte dell’autorità pubblica e di qualche ordine e autorità.
Se dunque qualcuno cercherà un giorno di infrangere e di rendere più piccolo o di opporsi a quest’ordine della nostra donazione e offerta, sappia che pagherà cento libbre di oro puro, metà al tesoro del nostro palazzo e metà alla santa Chiesa di Padova e ai suoi vescovi. Perché poi sia creduto proprio sul serio e sia osservato scrupolosamente in perpetuo, di sotto lo sottoscriviamo di nostra mano e comandiamo sia contrassegnato con il sigillo del nostro anello.

Ordine del re Berengario, gloriosissimo signore.
Io Vitale, cancelliere facente le veci di Pietro arcicancelliere, lo esaminai e approvai.
5 maggio dell’anno 897 dell’incarnazione del Signore.
Anno decimo del regno del signore Berengario, serenissimo re, nell’indizione quindicesima.
Emanato a Pordenone nella corte regia in nome di Cristo.
Amen

Donazione berengariana 5 maggio 897