
Cuvée OR Blanc 2011, Ugni blanc in purezza
Quando Caterina de Medici (1519 – 1589) andò sposa al futuro re di Francia Enrico di Valois, portò con sé, dalla sua amata Toscana, il meglio della cultura, e dell’ enogastronomia compresi cuochi, gelatai ecc.
Figlia di Lorenzo II de’Medici e di Madeleine de la Tour d’Auvergne, Caterina ebbe la fortunata idea di portare con sé anche delle barbatelle di Trebbiano italiano, che oggi é ben noto come UGNI BLANC. Secondo altri storici il Trebbiano arrivò in Francia nel XIV secolo, ben prima di Cateria, durante il trasferimento dei papi in quel di Avignone.
Comunque siano andate le cose, oggi l’Ugni blanc é il vitigno a bacca bianca più largamente coltivato in Francia, usato anche per la produzione dei prestigiosissimi distillati Cognac e Armagnac. L’ Ugni Blac, viene allevato in maniera importante, oltre che nelle zone degli appena nominati distillati anche in Provenza, assieme ad altre tipologie quali ad esempio Carignan, Cinsault, Grenache, Mourvèdre, nella Linguadoca, nella parte nord-occidentale della Girona, e financo in Corsica.
Il terroir della Provenza
A tutto ciò pensavo ieri sera quando, durante una serata conviviale con amici, è apparsa improvvisamente una bottiglia di Ugni Blanc 2011 in purezza, firmata dal provenzale Domaine Saint Victorin.
Un vino raro e affascinante, perché questo vitigno — spesso utilizzato in assemblaggi o per la distillazione — si presenta qui nella sua veste più autentica. L’azienda, che affonda le sue radici in una storia di almeno cinque generazioni, da diversi anni ha scelto la strada dell’agricoltura biologica. Il cuore della tenuta è a Cuers, nel dipartimento del Var, in pieno territorio AOC Côtes de Provence.
La Provenza, d’altra parte, è un luogo straordinario sospeso tra le Alpi e il Mediterraneo, dove la coltivazione della vite accompagna la vita delle comunità da millenni.
Già le popolazioni Celtico-Liguri conoscevano la vite; i Fenici e i Greci, intorno al VII-VI secolo a.C., portarono nuove tecniche e varietà; ma fu soprattutto con i Romani, nel II secolo a.C., che la viticoltura conobbe un vero consolidamento, divenendo parte integrante dell’economia e della cultura della regione.
Il Domaine di Christian Troin si colloca in un paesaggio dal carattere forte: qui il sole riscalda i vigneti per oltre 2.700 ore all’anno, con estati in cui la colonnina di mercurio può superare i 30 °C. A questa abbondanza di calore si alternano piogge improvvise e intense, giornate fredde e, soprattutto, il soffiare impetuoso del Mistral. Un vento che, pur con la sua forza a tratti brutale, svolge un ruolo prezioso come regolatore naturale dell’umidità, proteggendo i grappoli da malattie crittogamiche.
Il risultato è un territorio che non si fa mancare nulla, capace di sfidare i viticoltori e al tempo stesso di ricompensarli con uve di straordinaria qualità. Le escursioni termiche tra giorno e notte, unite ai dolci rilievi orografici, regalano vini che colpiscono per la freschezza, la complessità aromatica e quei profumi persistenti che restano impressi nella memoria di chi li degusta.
Viticoltura e pratiche biologiche
La raccolta dell’uva al Domaine Saint Victorin è tutta fatta a mano, al mattino presto perché l’uva non abbia a soffrirne; i grappoli vengono posti in cassette per evitare traumi che possano compromettere una corretta vinificazione che viene eseguita secondo i metodi tradizionali. Le uve certificate biologiche provengono da Vieille Vigne, allevate su terreni calcareo-argillosi.
Il colore del vino è giallo paglierino, abbastanza caldo, con profumi accattivanti floreali e fruttati di grande finezza, coinvolgenti e di discreta intensità con un’ appagante corrispondenza in bocca, e la freschezza persistente dell’agrumato.
Ottimo come aperitivo, ma anche per accompagnare piatti a base di pesce e crostacei. Temperatura di servizio 10-120C.
Ottimo il rapporto qualità/prezzo. Da non perdere.