La trentina Piana Rotaliana é una pianura alluvionale compresa tra il fiume Adige e il torrente Noce alla confluenza dei quali ha inizio la Val di Non. Nella piana si trovano i comuni di Mezzolombardo e Mezzocorona dove si produce il più tipico dei vini trentini (assieme al Marzemino che, secondo Attilio Scienza , condivide affinità genetiche anche con il Lagrein e lo Syrah): il Teroldego Rotaliano, noto fin dai tempi anteriori al concilio di Trento (XVI sec.) come l'”oro del Tirolo” o Tiroler gold, prodotto dall’uva Tirodola (dai supporti della pianta detti “tirelle“) o Teroldega: uva giunta in Tirolo (forse) dal veronese.
L’azienda agricola Marco Donati di Mezzocorona risale al 1863 quando acquistò i terreni, in parte, dai Conti di Sporo (Spaur in tedesco), una famiglia nobile originaria di Merano proprietaria dei migliori appezzamenti di Teroldego. L’azienda Donati ha mantenuto la sede, appena fuori dal centro storico di Mezzocorona, nel palazzo quattrocentesco con torre franca usata un tempo dal coppiere dei conti del Tirolo. L’azienda Donati (cinque generazioni di vignaioli) é una perla dell’ enologia che fa parte dell’Associazione vignaioli del Trentino, vignaioli che amano definirsi “…orgogliosi, capaci e caparbi protagonisti. Gente di montagna, moderni interpreti di un’agricoltura sostenibile, rispettosa dell’equilibrio imposto dalla natura“.
Il Teroldego Rotaliano Bagolari (DOC 2011, 13% vol. alc.) é un vino simbolo del terroir, un vino che é il risultato di una grande maestria che parte dalla vigna per terminare felice in bottiglia.
Il vino si ottiene dalla fermentazione in rosso del mosto (temperatura controllata, follature e taniche di acciaio) seguendo le pratiche della tradizione. Segue una maturazione di sei mesi in botte di rovere per ammorbidire i tannini e arrotondare le proprietà organolettiche e quindi a finire l’ affinamento in bottiglia.
Il colore é di un rosso rubino cristallino con riflessi che tendono al granato scuro; al naso, dopo qualche minuto di apertura nel “tulipano”, si avverte un profumo di frutti di bosco, fragola, prugna, marasca e viola per terminare con sentori terziari di cuoio, tabacco dolce e una sottile vena animale: un vino ampio e di buona complessità; in bocca si avverte pulizia e finezza e si ripropongono i sentori catturati dalle cellule mitrali (marasca, prugna, tabacco…) e quindi un gusto di mandorla amara e viola. Il vino é secco, fresco, abbastanza caldo, di giusta morbidezza, di buona struttura con tannini setosi ed un finale amarognolo che non disturba.
Conclusione: un vino equilibrato di buona armonia che ben si abbina (il marriage di Luigi Veronelli) con piatti del territorio quali canederli, selvaggina, spezzatino di cervo, ma in genere direi con le carni rosse succulente che ben si sposano con i tannini morbidi.