Ho appena terminato di leggere un libro bellissimo, un libro di quelli che ti lasciano addosso qualcosa di caldo, di affettuoso; un libro dalla semplicità disarmante, ma nello stesso tempo dall’umanità che ti fa stare bene! Un libro che consiglio a tutti, soprattutto a chi non ama leggere e non ha dimestichezza con la carta stampata. Un libro che si legge tutto d’un fiato. Il titolo é “L’apocalisse é un lieto fine” e l’autore é il grandissimo Ermanno Olmi.
Dal libro riporto una storia che non conoscevo; la storia di un vino che ha fatto storia, soprattutto quella dei poveri contadini veneti. Eccola.
Un amico che ama coltivarsi il suo orto mi ha portato un vitigno di uva fragola e l’ho piantato davanti a casa, sul lato più esposto al sole, ben accostato al muro per proteggerlo dal gelo… E’ un vitigno importato dall’America e si chiama Clinton.
Su questi nostri monti dai nomi tristemente memorabili, Monte Grappa, Ortigara, Pasubio, si sono combattute cruente battaglie della Prima guerra mondiale. Le coltivazioni vennero devastate dalle bombe e avvelenate dal gas nervino. Tanto che i raccolti per diversi anni furono magri e più nessuna vite resisteva su quei terreni. Allora il governo americano spedì in Italia un vitigno incredibilmente resistente a ogni avversità. Non so quale fosse – e quale sia oggi- il suo nome. E’ accertato che quando scaricarono dalle navi i nuovi vitigni, sulle centinaia e centinaia di casse era ben visibile la scritta “Clinton”. E cosa potevano sapere quei contadini veneti che quel “Clinton” non era la denominazione del vitigno, bensì il nome dello spedizioniere?*
* Il vitigno Clinton è il risultato di un incrocio tra Vitis labrusca e Vitis riparia e il nome, senza togliere nulla alla bellezza poetica del racconto di Olmi, deriva dalla città di Clinton nello stato dell’Iowa, USA. Quando vinificato produce anche alcol metilico, ma in quantità tali da diventare tossico solo dopo bevute impossibili (http://giampierororato.blogspot.it/2009/05/i-vini-proibiti.html)