La Crostata da “Il Novellino”

Il Novellino rappresenta la più importante raccolta di novelle prima del Decameron. Gli studiosi attribuiscono l’opera a un autore anonimo del XIII secolo: forse Brunetto Latini, Andrea Lancia o Francesco da Barberino. L’identità resta incerta, e proprio questo alone di mistero accresce il suo fascino.

L’autore dichiarava di scrivere “acciò che li nobili et gentili sono nel parlare et ne l’opere molte volte quasi come uno specchio alli minori, acciò ch’è loro parlare più gradito. perciò ne escie di più delicato stormento facciamo qui memoria d’alquni fiori, di belle cortesie, di belli risponsi, di belle valentrie, di belli doni et di belli amori, secondo che per lo tempo passato hanno fatto giaie molti…”. L’intento era chiaro: offrire un modello di linguaggio e comportamento ai ceti inferiori, innalzando la conversazione e le usanze di corte.

Il testo raccoglieva “fiori” di cortesia, risposte argute, prove di valore, doni e amori che i nobili del tempo avevano compiuto. Il Novellino non si limitava a raccontare, ma celebrava lo stile di vita cavalleresco e le virtù più apprezzate nel Medioevo.

Ancora oggi, queste pagine ci ricordano l’importanza del bel parlare e delle buone maniere: un patrimonio di valori che non guasterebbe neppure nella società contemporanea.

La Crostata da “Il Novellino”
La Crostata da “Il Novellino”

Ecco la breve novella.

Fue una buona femina ch’avea fatta una sua fine crostata d’anguille et aveala messa nella màdia. Poco stante, vide entrare un topo per la finestrella, che traeva all’olore. Quella corse, e allettò la gatta, e misela nella madia perchè vi pigliasse entro, e turò la finestrella. Il topo si nascose tra la farina, e la gatta si mangiòe la crostata; e quand’ella aperse la màdia, il topo ne saltò fuori, e la gatta, perchè satolla, nol prese.

Ti potrebbe interessare anche:

Articolo di Andrea Lughi

Vuoi commentare?

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *