Montepulciano d’Abruzzo

Prima di tutto cominciamo con il togliere un equivoco ancora ahimè abbastanza diffuso: il Montepulciano D’Abruzzo e il Montepulciano della Toscana, non hanno proprio nulla in comune. Il primo deriva infatti dall’omonimo vitigno autoctono abruzzese, mentre il secondo deriva dal Sangiovese, il vitigno più coltivato in Italia.

La storia del Montepulciano d’Abruzzo é tanto antica quanto incerta, come incerta é ancor’oggi l’origine degli  Etruschi che almeno dal VII secolo a.C. lo coltivarono in questa regione. Racconta  il greco Polibio (206 ca. – 124 a.C.) nelle sue “Storie” che i Pretuzi, presenti nel teramano fin dal I millennio a.C., e sottomessi dai romani nel 289 a.C., usavano il vino, forse lo stesso Montepulciano (?), per curare le malattie dei cavalli e come corroborante per i soldati, un’ enoterapia assai diffusa nel mondo antico narrata dallo stesso Omero nell’Iliade.

La coltivazione del Montepulciano d’Abruzzo pare sia iniziata nella Conca Peligna (AQ) (dal latino pelagus, lago) altrimenti detta di Sulmona,  e nella zona prossima all’attuale comune Tocco da Casauria, (Pescara) compreso nella Comunità montana della Maiella e del Morrone, per poi diffondersi, forse, attraverso i tratturi delle transumanze e del lavoro stagionale, in altre regioni come le Marche, il Lazio e la Puglia. Il vitigno abruzzese é citato ampiamente, anche se non precisamente, dai padri dell’enologia moderna come il Molon che lo classificò tra i “Sangioveti“, finché indagini scientificamente più attendibili (Cosmo 1948) l’hanno definito per quello che é risolvendo così un’ equivoco durato per troppo tempo. Con l’unità d’Italia, divenuto deputato del regno (1861) Giuseppe Devicenzi (Notaresco 1814-Napoli 1903), il nostro vitigno entrerà nella storia contemporanea, quando il nostro onorevole, ritiratosi a vita privata, mise a frutto le sue conoscenze di chimica ed enologia apprese in Francia e in Inghilterra e, contagiato da grandi vignaioli quali furono Bettino Ricasoli per il Chianti e Camillo Cavour per il Nebbiolo, diventerà vignaiolo pure lui conquistando con il suo Montepulciano d’Abruzzo vari riconoscimenti sia nazionali che internazionali.

Montepulciano d'Abruzzo

La vite e l’uva

Il vitigno Montepulciano d’Abruzzo viene coltivato per lo più in collina non oltre i 600 m.s.l.m.  in posizioni ben soleggiate. Il sesto d’impianto previsto dal disciplinare della Denominazione d’Origine Controllata (DOC ) (sono otto le abruzzesi) é di 2.500 ceppi/ha in coltura specializzata, mentre per gli impianti a pergola il sesto d’impianto dev’ essere almeno di 1.600 ceppi/ha. La resa max. dell’uva per la DOC può arrivare ai 140 q/ha, con una resa in vino non superiore al 70% .

Per la Denominazione d’ Origine Controllata e Garantita (DOCG) Montepulciano d’Abruzzo Colline Teramane, (unica DOCG della regione), il sesto d’impianto dev’essere non inferiore ai 3.000 ceppi/ha, con una resa di 95 q/ha max.

La foglia é pentablobata rotondeggiante (orbicolare) con la pagina inferiore aracnoidea.

Il grappolo di dimensioni medie ha una forma conica o tronco-conica con una o due ali; l’acino é subovale,  ricco di pruina, a buccia spessa e con una polpa di sapore neutro.

VINO

Le uve per la DOC devono garantire un tasso alcolometrico volumico naturale minimo (T.a.v.n.m.) dell’ 11,5%, che diventa 12% per la tipologia Riserva.  Le 5 sotto zone della DOC: Alto Trino (AQ), Teate (CH), Terre dei Peligni (AQ), Terre dei Vestini (PE) prevedono la presenza min. di montepulciano del 90% anche nella versione Riserva, mentre la sotto zona Casauria o Terre di Casauria (PE) prevede 100% di montepulciano. L’ invecchiamento dev’essere non inferiore a 21 mesi, dei quali almeno 9 in legno, mentre per il Riserva l’invecchiamento min. é di 30 mesi e almeno 9 in legno.

La DOCG prevede Montepulciano non inferiore al 90%. Il vino deve essere sottoposto ad un periodo d’ invecchiamento di due anni di cui almeno un anno in botti di rovere o di castagno e sei mesi di affinamento in bottiglia. L’ invecchiamento non inferiore a tre anni può portare in etichetta la menzione Riserva fermi restando i periodi minimi di utilizzo del legno e l’affinamento in bottiglia. Il periodo di invecchiamento anche per la tipologia Riserva è calcolato a partire dal 1° novembre dell’annata di produzione delle uve.

Le caratteristiche del Montepulciano D.O.C., sono indicate dal disciplinare: colore: rosso rubino intenso con lievi sfumature violacee e con tendenza all’ arancione se invecchiato; L’ odore é vinoso, tenue e gradevole; il sapore: asciutto, morbido, sapido e leggermente tannico; il titolo alcolometrico volumico totale minimo: 11,5%; l’ acidità totale minima: 4,5 per mille e l’estratto secco netto minimo: 18 per mille.

Le caratteristiche della DOCG Montepulciano d’Abruzzo Colline Teramane, inclusa la Riserva, possono essere così descritte: Colore rosso rubino intenso con lievi sfumature violacee tendenti al granato con l’invecchiamento; odore: profumo caratteristico, etereo, intenso; sapore: asciutto, pieno, robusto, armonico e vellutato; T.a.v.n.m.: 12,50%; acidità totale minima: 4,5 g/l; estratto non riduttore minimo: 25 g/l. In relazione alla conservazione in recipienti di legno, per il sapore del vino é ammesso un eventuale sentore di legno.

Per chi ama il vino italiano, il Montepulciano abruzzese nelle varie tipologie é senza alcun dubbio un must che dovrebb’ essere  conosciuto e vorrei pensare anche apprezzato da tutti, soprattutto perché i buoni produttori non mancano.

 

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