Dice il dizionario al lemma Soave: “Teneramente dolce e grato ai sensi e all’animo”!
Quando parliamo del vino SOAVE ci troviamo, senza alcun dubbio, ai piani alti dell’enologia del Veneto. Un vino che ha una storia antica a cominciare dalle citazioni dell’ illustre Cassiodoro Senatore del V-VI secolo e che tra colline ubertose veronesi ha trovato un habitat unico. Secondo le testimonianze dei fossili del museo di Bolca, in Valle dell’ Alpone, nella terra del Soave la vite è presente da almeno 40 milioni di anni.
Oggi i comuni blasonati col disciplinare il SOAVE DOC che risale al 1968 sono: Soave, Monteforte d’Alpone, San Martino Buon Albergo, Lavagno, Mezzane di Sotto, Caldiero, Colognola ai Colli, Illasi, Cazzano di Tramigna, Roncà, Montecchia di Crosara, San Giovanni Ilarione e San Bonifacio. Il SOAVE CLASSICO DOC invece si produce nei soli comuni di Soave e Monteforte d’Alpone. Il metodo di allevamento è la pergola veronese.
Il Soave è vino che si coniuga in quattro ben distinte tipologie: Soave DOC, Soave Classico DOC, Soave Superiore DOCG e Recioto di Soave, un passito da uva Garganega che dal 1998 ha aperto la strada delle DOCG del Veneto.
I vitigni utilizzati per il SOAVE sono, in primis la Garganega (70-100%) e a seguire il Trebbiano di Soave, lo Chardonnay e il Pinot bianco fino al massimo del 30 % per ciascuna tipologia. Garganega e Trebbiano di Soave sono invero la spina dorsale del nostro vino che qui hanno una storia di adattamento grazie al lavoro dell’uomo che si perde nella storia e nella memoria. Ciascun vitigno dà un suo contributo strutturale e organolettico che fanno grande il Soave. Mentre la Garganega é caratterizzata da profumi floreali e ammandorlati, una maturazione tardiva, una buccia resistente di un giallo intenso che sfuma nel rosso a piena maturazione e un buon contenuto zuccherino, il Trebbiano di Soave, che é stato ben valorizzato solo in tempi relativamente recenti, é apprezzato per la sua elegante sapidità e per la sua notevole complementarietà strutturale.
Il SOAVE é un vino appagante, elegante, pulito, profumato, gradevolissimo e che non stanca nemmeno nella quotidianità. Le caratteristiche generali del SOAVE possono essere così riassunte. Alla vista ha un colore giallo paglierino che può avere dei riflessi verdognoli; al naso ha profumi che ricordano fiori bianchi e la frutta fresca, il melone, l’albicocca, ma anche la selvatica rosa canina: il risultato é fine, delicato e adeguatamente persistente; in bocca é secco, equilibrato, moderatamente caldo e piacevolmente di corpo, discreta mineralità con una tendenza amarognola che non disturba anzi é una nota caratteristica.
Attorno al Castello di Soave e al Borgo omonimo si srotolano colline dove si allevano vigneti d’incanto che producono ben 55 milioni di bottiglie di SOAVE DOC, compresi 15 milioni di SOAVE CLASSICO DOC. Il terreno è tufaceo di origine vulcanica dove mineralità, freschezza e zuccheri bene si equilibrano nella maturazione dei grappoli.
Fra un vero mare di “proposte soavi”, oggi vorrei mettere in luce, oltre i soliti eccellenti noti, il Soave Classico 2011, 12,5%, Duca del Frassino della Cantina di Soave: un prodotto che é una vera sfida nel suo rapporto qualità prezzo che merita di essere preso seriamente in considerazione da chi, come me, vuole bere, seppur con moderazione, comunque e sempre bene ogni santo giorno dell’anno. Ottimo l’abbinamento del SOAVE con piatti di media struttura a base di pesce, ma anche di carni bianche, verdure, senza disdegnare la cucina orientale a partire dal sushi.
La Cantina di Soave (www.cantinasoave.it) che produce in vino in causa ha saputo davvero coniugare alla perfezione la tradizione con la modernità. La casa vitivinicola, fondata nel 1898, oggi comprende 2.200 soci con vigneti che occupano 6.000 ha per dare il 48% della Doc Soave, il 43% del Soave Classico, oltre al 50% della Doc Valpolicella e il 70% della Doc Lessini Durello. Essa esporta il 50% della propria produzione in 40 paesi con un fatturato di 90 milioni di €.
La cantina si autodefinisce locata in una ” Gentle land for gentlemen” . Un luogo che merita di certo una visita (che é guidata) non solo per conoscere la produzione dei vini, che già di per sé merita attenzione, ma anche per godere di un angolo delizioso tra conoscenza e bellezza. Il vino é soprattutto cultura, conoscenza e senso estetico, poi é anche piacevolezza edonistica di un prodotto che é parte della nostra storia plurimillenaria .